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giovedì 13 dicembre 2012

Gonna a balze volanti

In questa lezione ho spiegato come si fa realizzare il cartamodello di una gonna a 5 balze sciolte.
La base di partenza è una gonna a godet con la ripresa della vita sfogata al fondo di cui avevo già parlato in occasione del video "tessuto-rilevamento pz-piazzamenti".
Gli attacchi delle balze vanno disegnati e rilevati direttamente dal grafico base della gonna mentre le balze devono essere tracciate a parte e avranno la forma di rettangoli lunghi il doppio l'ampiezza dei corrispondenti attacchi.
Davanti e dietro della gonna hanno le medesime caratteristiche.
Il df dei vari pezzi è sempre il centro davanti o dietro.
 Ho colto l'occasione per dare anche alcune indicazioni circa la confezione di questo modello di gonna  in modo tale che la possiate realizzare al più presto..
Buona visione :-)


lunedì 3 dicembre 2012

Elsa Schiaparelli




Elsa Schiaparelli nacque a Roma nel 1890 da una famiglia di intellettuali piemontesi.
Il suo primo approccio con la sartoria lo ebbe a Parigi quando, in occasione di un ballo, realizzò il suo primo abito da sera tenuto insieme soltanto da spilli.
Nel 1914 si sposò con il conte William  de Wendt de Kerlor, uno strano personaggio che predicava le nuove dottrine filosofiche- religiose di ispirazione orientale che si stavano diffondendo fra gli intellettuali europei d’avanguardia.
Nel 1919 si trasferì con il marito negli Stati Uniti, ebbe una figlia, ma nel giro di un anno il matrimonio si rivelò un disastro e il marito se ne andò lasciando Elsa da sola con una figlia, da allevare,  di salute cagionevole.
Nel 1922 partì per Parigi dove avvenne l’incontro che, secondo le sue affermazioni, segnò il suo destino. Conobbe il grande Poiret  che gli regalò un magnifico mantello che lei non avrebbe mai avuto la possibilità di acquistare.
Nel 1925, sostenuta dal finanziamento di Mrs Hartley , acquistò la Maison Lambal e nel 1927 presentò la sua prima collezione di maglieria dai colori brillanti che si ispirava al futurismo di Poiret ed era realizzata con materiali nuovi come il kasha.
Ma il modello che la lanciò nella moda fu un golf particolare indossato da una sua amica che era stato realizzato da una signora armena.  Si trattava  di un golf trompe-l’oeil caratterizzato da un particolare punto a maglia ottenuto con due fili di lana che davano la possibilità di creare tutta una serie di suggestivi motivi decorativi . La nuova idea s’impose presto a Parigi attraverso un canale che stava diventando una norma per la diffusione delle mode: quello delle attrici e dei personaggi da rotocalco.
Particolare di golf di lana lavorata a mano.

Nel 1928 Elsa trasferì la propria abitazione e attività in un appartamento in rue de la Paix, una zona di spicco della moda parigina, dove cominciò a presentare collezioni di abiti sportivi ben costruiti e progettati, ma colorati e decorati con immagini e scritte.
Nei primi anni Trenta i tailleur di tweed e le gonne pantalone divennero la specialità della casa, insieme agli abiti da sera completati con la giacca.
Tailleur, in "Vogue", ottobre 1935.

La sua ipotesi vestimentaria nasceva da un’idea fondamentalmente femminista: “vestirsi diventava una filosofia da gestire con sapienza e intelligenza adottando di volta in volta i segni adeguati”.
 Nel 1933 propose le linee a “grattacielo”, a “scatola”, a “cono”, a “uccello  e a “tifone” dove sperimentò una grande quantità di materiali sintetici o rielaborati chimicamente. Per ottenere queste silhouettes i vestiti venivano muniti di imbottiture collocate soprattutto sulle spalle.
Abito da sera, in "Harper's Bazaar", settembre 1934.

Dal 1935 le collezioni della Schiaparelli cominciarono ad avere cadenza stagionale e ad essere concepite ognuna intorno a un tema d’ispirazione che faceva da filo conduttore tra gli abiti, gli accessori, la cui  presentazione in sfilata avveniva attraverso la stampa.
Il motivo del volo e dei nuovi mezzi di trasporto fu alla base di entrambe le prime sfilate del 1936: in febbraio si materializzò nella silhouette “stratosferica e aeroplano”, mentre nella stagione successiva  nacque la linea “Parachude”.
Cape de verre, in "Harper's Bazaar", febbraio 1935.

Modello " Parachude", collezione estate 1936.


Nel 1937 la collezione invernale si adeguò invece alla moda che tutte le case parigine stavano proponendo: gli abiti bianchi, in sbieco, scivolati sul corpo ed ispirati alle statue greche.
Negli anni successivi le sue collezioni si articolarono su doppi filoni : da un lato Elsa si concentrò sull’elaborazione di specifici temi decorativi attorno cui sviluppare l’intera collezione , dall’altra la collaborazione degli artisti, quali  Cocteau e Dalì diede  vita a capi attraverso i quali doveva emergere il nuovo rapporto fra abito, corpo e pulsioni inconsce.
La prima collezione che seguì fino in fondo questo criterio fu quella della primavera 1938, dedicata al circo. La sfilata venne organizzata come una parata e molti capi vennero indossati su calzamaglie, mentre le scarpe costringevano le modelle a incedere come su trampoli. I vestiti presentati erano i soliti, ma la novità stava nella decorazione. Ovviamente, anche i cappelli si adeguarono alla linea generale e furono piccoli feltri conici ispirati ai pagliacci, cappellini con la piuma e coni gelato rovesciati.

Particolare giacca, collezione "Cirque", estate 1938.

La collezione del 1939, ispirata alla Commedia dell’Arte, fu l’ultima in cui si espresse il desiderio della stilista di studiare il profondo significato dell’abito femminile. In questo caso la sfilata si articolò intorno ad un tema più ambiguo: la maschera. Anche in questa occasione Elsa ricreò un grande spettacolo popolare, ma lo complicò con piccole maschere che celavano i visi delle modelle.

Tre modelli, collezione "Commedia dell'Arte", primavera 1939.


Allo scoppio della guerra Elsa partì per gli Stati Uniti e tornò in Francia nel 1944 dove partecipò a tutte le iniziative per far rinascere la Haute Couture francese, purtroppo però i tempi erano cambiati e la società che emergeva dalle tragedie della guerra era totalmente diversa.
Negli anni successivi il suo interesse nei confronti dell’Alta Moda sembrò diminuire, a favore della produzione di oggetti e capi sportivi da vendere nella boutique.
Nel 1954 ritenne che la sua avventura nel campo della moda fosse terminata e chiuse definitivamente  l’atelier.



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