logo

logo

IL MIO SITO WEB

ANDATE A VISITARE IL MIO SITO mrsartoria.it

venerdì 22 marzo 2013

Nicola Martinelli

Nicola Martinelli.

Se quella dolce terra distesa tra le rive del Lago di Garda e la città di Verona attorno alla metà degli anni 60 si è trasformata da povero territorio di stentata agricoltura in fiorente distretto industriale, lo si deve a un uomo con un paio di forbici in tasca e due spilli appuntati sulla camicia.
Si chiama Nicola Martinelli, di professione sarto.
A Lazise è il sarto per eccelenza, da sempre, anche adesso che il testimone delle fabbriche Martinelli è passato nelle mani dei figli Maria Teresa e Vittorio.
Come afferma lui stesso: "Ho sempre ritenuto la sartoria una vera e propria arte, perchè c'è bisogno di creatività e ingegno per disegnare e realizzare un bell'abito. E io, modestamente, ci sapevo fare".
Nato in una famiglia di umile condizione a Sandrà, una frazione di Castelnuovo del Garda, il piccolo Nicola fu subito attratto dall'attività di sartoria che mamma e sorella praticavano in casa con quell'affascinante macchina da cucire a pedale.
Timido, magro, troppo gracile di fisico per seguire le orme del padre che era muratore, decise che voleva fare il sarto e dodicenne, entrò come apprendista nella bottega di Carlo Negri a Castelnuovo, la più rinomata sartoria della zona.
Poi la guerra e le sue ristrettezze, il primo laboratorio aperto in paese con la sorella Edria e poi quello di Pastrengo.
Ma la svolta fu la partenza per Milano nel 1949.
Tra i clienti di Martinelli c'era anche un giornalista del Corriere della Sera, Alessandro Minardi, che scriveva anche sul Candido, il combattivo settimanale fondato e diretto da Giovanni Guareschi, il padre di Don Camillo e Peppone, e allora all'apice della notorietà.
 Fu Minardi, amico fraterno dello scrittore, il tramite che lo fece incontrare con Guareschi.Per il sarto veronese questa sarebbe stata la  sua svolta professionale. Era il 1951 e Martinelli avrebbe confezionato per l'inventore di don Camillo oltre una decina di abiti.
I due erano così in confidenza, che qualche volta negli articoli di Guareschi spuntava un"come dice il mio sarto Nicola Martinelli". E così, per tutti l'umile artigiano di Sandrà divenne "il sarto di Guareschi".
 E a metà degli anni 50 l'atelier Martinelli poteva annoverare tra la sua clientela mezza "Milano bene".
Ma Martinelli, che fin da ragazzo aveva sempre avuto il culto della famiglia, aveva un altro sogno nel cassetto: quello di tornare al suo paese e aprire lì una nuova sartoria coinvolgendo la famiglia e avviando un'attività industriale che portasse lavoro e benessere nella sua terra. Ciò si è avverato, grazie all'idea di produrre collezioni femminili a livello industriale, avvalendosi anche del lavoro a domicilio.
Dal 1961, data dell'apertura del primo capannone, questa terra ha conosciuto un'enorme sviluppo economico, trainato dal sorgere del distretto veronese del "prontomoda". E l'artefice di questa rivoluzione si chiama Martinelli, un uomo con "stoffa" da vendere.

Nicola Martinelli nel suo laboratorio sartoriale.

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi